Tecarterapia
Come dice già il nome la Tecarterapia è una terapia che agisce somministrando energia ai tessuti e le parole Capacitiva e Resistiva stanno ad indicare le modalità con cui può essere effettuata questa somministrazione. La Tecarterapia può essere inserita in tutti i piani terapeutici per la cura e il trattamento delle patologie legate a mani, spalle, ginocchia, gomiti, anca, colonna vertebrale ed eliminare con efficacia dolori articolari nei pazienti sportivi e non.
La Tecarterapia ha avuto da sempre una grande diffusione nel trattamento delle patologie osteo-articolari, in particolare nell’ambito della riabilitazione del paziente sportivo. Il largo utilizzo nella medicina dello sport è sicuramente dovuto alla grande versatilità della Tecarterapia. Infatti la Tecarterapia può essere utilizzata nel trattamento dei traumi acuti, come nelle patologie croniche ma anche nella prevenzione agli infortuni e nei trattamenti pre-gara.
Per comprendere quelle che sono le reali indicazioni e controindicazioni terapeutiche della tecarterapia è necessario comprenderne il principio di funzionamento e già il nome può essere d’aiuto a questo scopo.
Applicando il principio fisico del condensatore, la Tecarterapia induce all’interno dei tessuti lesi un movimento alterno di attrazione e repulsione (500.000/ 1.000.000 di volte al secondo) delle cariche elettriche degli ioni presenti nei tessuti corporei.
In tal modo la tecarterapia trasferisce energia ai tessuti senza alcuna somministrazione di energia radiante dall’esterno.
Queste “correnti di spostamento” inducono 3 effetti: chimico, meccanico e termico.
Ciò che avviene durante una seduta è che dell’energia viene trasferita ai tessuti mediante due sistemi differenti:
– Sistema capacitivo
– Sistema resistivo
Il fisioterapista può infatti utilizzare la tecarterapia in due modalità differenti per trasferire energia focalizzando l’energia su tessuti differenti in funzione di dove è localizzata la patologia:
- Tecarterapia modalità capacitiva, rilascia più energia nei primi strati sotto l’elettrodo, efficacie sui tessuti molli e superficiali (muscoli, sistema vascolare e linfatico, etc.)
- Tecarterapia modalità resistiva, rilascia più energia nei tessuti ad alta impedenza (cioè che lasciano passare minor energia), per questo è utilizzata per applicazioni sui tessuti ossei, cartilaginei, tendinei, aponeurotici.
Semplificando il concetto possiamo dire che con il sistema capacitivo avremo una distribuzione dell’effetto terapeutico immediatamente sotto l’elettrodo mentre con il sistema resistivo avremo una distribuzione dell’effetto terapeutico più in profondità.
Pertanto possiamo dire che il sistema capacitivo è generalmente più adatto a trattare patologie che si localizzano superficialmente come ad esempio le contratture muscolari e gli ematomi superficiali e gli edemi mentre il sistema resistivo è generalmente più utile nel trattamento delle problematiche più profonde che possono coinvolgere le articolazioni e i tendini.
Ovviamente questa è solo una semplificazione di un modello estremamente complesso.
Nella pratica clinica, infatti, il fisioterapista attua un mix tra capacitivo e resistivo per trattare tutti i tessuti che possono essere implicati nel processo patologico.
È fondamentale sfatare il mito che il sistema Capacitivo deve essere utilizzato più sul muscolo e il Resistivo per osso e tendini. L’utilizzo della Tecarterapia deve essere il più specifico possibile. Prima deve esserci una diagnosi o una valutazione funzionale. Una volta individuato il tessuto target, origine dei sintomi o della disfunzione, solo allora si decide quale modalità e quali accessori utilizzare.
I benefici e i meccanismi fisiologici verosimi della Tecarterapia sono molteplici:
– Miglioramento dell’afflusso arterioso con incremento dell’apporto di sostanze nutritizie ed ossigeno (riduzione delle tensioni muscolari)
– Miglioramento del deflusso venoso linfatico con più efficiente espulsione di tossine e cataboliti (riduzione dell’infiammazione)
– Miglioramento dell’equilibrio di membrana di tutte le cellule presenti nell’area trattata Aumento del metabolismo
– Potenziamento e sinergia con principi attivi che si vogliono veicolare come trattamenti topici.
Ad oggi le modalità di interazione della Tecarterapia con le strutture biologiche non è del tutto chiara. Fortunatamente la diffusione a livello mondiale della Tecarterapia sta sensibilizzando gli investimenti sulla ricerca di questa terapia fisica.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE DELLA TECARTERAPIA
La tecarterapia può coadiuvare il trattamento di diverse patologie come ad esempio l’artrosi, il mal di schiena, le cervicalgie, le tendiniti e le fasciti.
Può essere un valido supporto nel trattamento delle contratture muscolari e nel trattamento sintomatico della fibromialgia.
Le fibrosi sono un altro campo di applicazione della tecarterapia. Queste possono verificarsi a seguito di traumi o possono essere primarie come nel caso dell’induratio penis plastica, della sindrome di Dupuytren o nella sindrome di Ledderhose.In traumatologia trova applicazione nella facilitazione del riassorbimento degli ematomi e nella biostimolazione delle lesioni muscolari. Va sottolineato che nelle patologie in fase acuta, la tecarterapia può essere applicata vantaggiosamente impostando i parametri in modo da non avere un incremento termico. Quest’ultimo, infatti, si realizza ogni qualvolta il fisioterapista ritiene opportuno impostare parametri di energia da somministrare che superano quelli che il corpo riesce a smaltire. L’incremento termico, che è così utile nel trattamento delle contratture, è controindicato nelle patologie in fase acuta e quindi è la valutazione che il fisioterapista fa prima di eseguire la seduta, a determinare la scelta dell’impostazione dei parametri.E’ possibile eseguire tecarterapia anche quando sono presenti mezzi di sintesi come ad esempio protesi metalliche. Durante i trattamenti alla schiena capita spesso che il paziente si rilassi così tanto che si addormenta. Per questo motivo nella maggior parte dei nostri trattamenti ne facciamo uso, e la integriamo con le tecniche di terapia manuale (mobilizzazioni) o con altre terapie fisiche come laser ad alta potenza, ultrasuoni, onde d’urto o interix.
Le condizioni in cui la tecarterapia è utile sono moltissime, qui di seguito te ne elenco alcune:
- distorsioni,
- tendiniti come ad esempio la tendinite di De Quervain (al polso),
- borsiti,
- lesioni tendinee e muscolari
- traumi ossei e osteoarticolari,
- osteoporosi: ne soffrono soprattutto donne dopo la menopausa;
- riabilitazione post chirurgica: come ad esempio la riparazione del legamento crociato anteriore o della cuffia dei rotatori,
- metatarsalgia: ne soffrono soprattutto le donne che usano spesso scarpe con il tacco;
- dolori muscolari;
- pubalgia;
- edemi: ne abbiamo trattati molti che si erano formati a seguito di una forte contusione;
- ematomi come quelli che si formano nel caso di importanti lesioni muscolari
- gonalgia
- lesione legamento crociato anteriore
- lesione legamento crociato posteriore
- tenosinovite
- stenosante
- alluce valgo
- coxartrosi
- lesione cartilagine triangolare del polso
- lesioni tendinee: es. la rottura del tendine del capo lungo del bicipite, del tendine del muscolo sopraspinoso o del tendine di achille;
- gonartrosi
- fascite plantare
- epicondiliti chiamate anche “gomito del tennista”
- epitrocleiti conosciute anche come “gomito del golfista”
- capsuliti come nel caso della capsulite adesiva
- spalla congelata
- contratture
- borsiti, spesso se ne vedono in spalle problematiche o nella parte posteriore del gomito (borsite olecranica)
- dolori muscolari
- sciatica
- lombalgia
- lombosciatalgia
- cicatrici
- traumi sportivi
- tendinopatia rotulea
- dismenorrea
- capsulite adesiva o sidrome della spalla congelata
- frattura del femore
- dito a scatto
- frattura dell’acetabolo
- frattura della clavicola
- frattura del calcagno
- frattura dell’omero
- frattura della tibia
- frattura del metatarso
- frattura del calcagno
- cervicalgia
- triggerpoint
- dolore dietro al ginocchio
- dolore al centro della schiena
- dolore al collo
CONTROINDICAZIONI DELLA TECARTERAPIA
La tecarterapia è un mezzo fisico che, utilizzando le radiofrequenze, stimola la biologia del tessuto.
Questo tipo di energia e l’effetto che comporta sul paziente non possono essere effettuati in alcuni casi.Come tutti gli elettromedicali, anche la tecarterapia presenta delle controindicazioni assolute, per le quali il trattamento non deve essere effettuato per nessun motivo, e delle controindicazioni relative dove a seconda dei casi o del distretto specifico da trattare, il fisioterapista può eseguire l’applicazione.Di seguito approfondiremo nel dettaglio questi aspetti iniziando dalle controindicazioni assolute.
CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE PER LA TECARTERAPIA
Le controindicazioni assolute per il trattamento di tecarterapia sono principalmente 4:
– pazienti affetti da neoplasie, o che sono stati affetti da tale patologia negli ultimi 10 anni: il motivo che impedisce assolutamente di effettuare l’applicazione a questo tipo di persone è l’ipotetico rischio che lo stimolo biologico della tecar possa stimolare un’eventuale presenza di cellula tumorale. Questo avvenimento, è solo teorico, non è mai stato studiato perché il rischio a cui sarebbero sottoposti i volontari per l’esperimento sarebbe eccessivo;
– pazienti in stato di gravidanza: anche in questo caso si teorizza che lo stimolo biologico indotto dalla tecar potrebbe influenzare la crescita del bambino. Il comitato etico non permetterebbe mai di effettuare delle applicazioni di prova con il rischio, seppur minimo, di portare delle malformazioni al futuro bambino, quindi nel dubbio si preferisce non rischiare;
– pazienti in età pediatrica: si tratta di tessuti in continuo accrescimento, e nel dubbio che lo stimolo biologico possa alterare tale crescita si preferisce vietare assolutamente le applicazioni. Inoltre, nel caso dei bambini, avendo un tessuto già fortemente stimolato dalla normale crescita, sarebbe poco rilevante indurre un altro stimolo esterno;
– pazienti portatori di pacemaker o qualsiasi altro device non scollegabile dal corpo: come ad esempio il device utilizzato dai diabetici per l’insulina. Il campo elettromagnetico della tecarterapia potrebbe interferire con i device, e nel caso di pacemaker, qualora si creassero delle alterazioni di funzionamento si rischierebbe di mettere in gravi condizioni il paziente. Per questo motivo è assolutamente vietato;
– pazienti che soffrono di epilessia.
Le controindicazioni relative sono diverse, per questo ne elencheremo alcune:
– Pazienti in stato influenzale e/o febbrile: sono pazienti con uno stato fisico alterato, e un eventuale stimolo biologico indotto dall’esterno potrebbe portare più disagi che benefici.
– Pazienti portatori di protesi: alcune protesi, in particolare quelle utilizzate in passato, sono altamente conduttive. Questa situazione rientra nelle controindicazioni relative perché se il paziente ha subito un intervento di protesi al ginocchio ma deve effettuare un’applicazione di tecarterapia alla spalla non c’è alcun problema nel trattamento.
– Pazienti con patologie dermatologiche: bisogna valutare il tipo di patologia dermatologica, e nel dubbio il fisioterapista si confronta con il medico che ha prescritto le applicazioni di tecar.
– Pazienti con ferite aperte: eseguire un trattamento di tecarterapia su una cicatrice non completamente chiusa potrebbe aumentare il rischio di infezione. Allo stesso tempo, effettuare tecarterapia nei distretti limitrofi non causerebbe alcun problema alla ferita.
– Pazienti con diabete o patologie che alterano la sensibilità cutanea: il trattamento di tecarterapia include il feedback del paziente per una buona riuscita del trattamento. Viene infatti richiesto dal fisioterapista, più volte nel corso dell’applicazione, quanto calore avverta il paziente. Ma se la persona ha dei problemi di sensibilità cutanea non può riportare un feedback veritiero al terapista.
– Pazienti con alterazione della sensibilità superficiale e che non sono in grado di percepire l’aumento del livello di calore sulla pelle.
– Pazienti psichiatrici che possono avere comportamenti o compiere azioni che metta in pericolo la loro incolumità durante il trattamento.